mercoledì 22 aprile 2015

Recensione "La Pace tra gli Oppressi" di Paola Lazzati

Ciao a tutti!
Dopo qualche giorno di pausa per il blog, torniamo con una nuova ed annunciata recensione al primo romanzo di genere storico di Paola Lazzati, La Pace tra gli Oppressi
Vi avevo segnalato questo libro verso la fine di marzo ed eccomi adesso a dirvi cosa ne penso!

Per leggere la segnalazione: Qui.





Trama“Se ripenso a qualsiasi momento della mia vita, mi sembra di aver sempre conosciuto Isabel, di averla sempre avuta accanto. Pure, sebbene fossi tanto piccolo, ricordo con precisione il giorno in cui la conobbi, in cui strinsi la sua mano.” Marcus e Isabel sono vissuti in un periodo lontano da noi, in un mondo diverso per stile di vita, condizioni di lavoro e organizzazione della società; tuttavia i pregiudizi, le discriminazioni e le lotte che hanno combattuto per affermare i propri diritti di vivere e amare secondo le loro leggi (e non seguendo quelle imposte da altri uomini) non sono qualcosa di così lontano e superato. Cosa accomuna due giovani vissuti all'epoca della guerra di Secessione e delle guerre indiane a noi, cittadini del terzo millennio? 



L'Autrice
Paola Lazzati: è nata a Como nel 1969. Ha frequentato il liceo scientifico cittadino dove ha cominciato ad amare la letteratura grazie alle appassionanti lezioni di un’ottima insegnante. È stata una ragazza inquieta: ha sempre amato viaggiare, e poiché non disponeva come tutti gli studenti di molti soldi ha scelto soluzioni alternative, come i campi di lavoro, che l'hanno portato un po’ per tutta l’Europa. Si è laureata all’Università statale di Milano in lettere, indirizzo pedagogico, con una tesi sulla multiculturalità.

Oggi è sposata, ha tre figli, ed è insegnante di lettere, storia e geografia in una scuola media. Questo è il suo primo libro.



Recensione

La Pace tra gli Oppressi è il viaggio di una vita, quella di Marcus e di Isabel. 
La Pace tra gli Oppressi è un viaggio nella coscienza dell'uomo. 
Vi dico subito che ho trovato questo libro abbastanza particolare, ma andiamo per ordine.
Ci troviamo in Carolina, all'epoca della Guerra di Secessione, quindi intorno alla seconda metà del 1800. 
I protagonisti di questo romanzo sono Isabel, figlia di un proprietario terriero, e Marcus, contadino e schiavo di colore nella proprietà gestita dai Keiton, conosciuta con il nome di Greystone. I due ragazzi hanno non più di due anni di differenza, ma nonostante questo, a volte, sembrano molto più grandi della loro età effettiva. 
Nonostante la differenza netta di classe sociale, oltre che i diversi ruoli all'interno della proprietà gestita dalla famiglia di Isabel e quelli nella società che i due piccoli personaggi ricoprono, questi particolari non impediscono ai due di sviluppare e coltivare un'amicizia al giorno d'oggi pressoché inesistente, un'amicizia da definire come innocente e pura e che lotta per rimanere tale, respingendo in tutti i modi gli attacchi di leggi morali, usi e costumi di metà 1800, nonché dagli stessi adulti. 
Il romanzo ricopre un arco narrativo di tutta la vita di Isabel e di Marcus, da quando sono bambini ad adulti, fino ad andare oltre.
La trama di questo libro non prevede grossi colpi di scena, rivelazioni scottanti sul passato dei personaggi, errori e colpe che mettono in crisi il mondo in cui essi si muovono. La trama di La Pace tra gli Oppressi, la definirei quasi piatta
I valori sui quali si concentra il tutto e sui quali è facile fermarsi e riflettere, li potete scoprire tra le righe del primo paragrafo di questa recensione. È tutto lì.

Quando Isabel comincia a frequentare la scuola, inizia ad imparare a leggere e a scrivere. Guidata dalla sua forte morale e un carattere determinato fin da bambina, impartisce delle vere e proprie lezioni anche a Marcus, al quale è assolutamente proibito conoscere il mondo della cultura. Ma ecco la prima beffa dei due bambini al mondo dei grandi e alla società: i due iniziano a leggere, e non di certo un antenato di Topolino e zio Paperone. Leggendo e rimanendo coinvolti dai grandi romanzi, che noi oggi etichettiamo come I Classici, Marcus ed Isabel nutrono il loro pensiero, facendo di scrittori come Dickens e filosofi come Voltaire i loro più grandi insegnanti. 

Semplice lettura e voglia di imparare spaccano i confini della capanna di papà Cato, padre di Marus, o di Greystone. 
Isabel e Marcus viaggiano, vivono vite e avventure, sviluppando il loro personale pensiero sul mondo che li circonda e sulla società in cui vivono.



Cosa mi è piaciuto di più


Cosa non fa la cultura, miei cari. Risveglia le coscienze, smuove gli animi, fa diventare consapevole di se stessi, degli altri e del mondo e modo in cui viviamo. In questo libro, oltre al grande amore per la letteratura, vi è questo impellente bisogno di sapere di più, di affrontare nuovi autori e di conseguenza nuovi problemi sul fronte sociale. 
A volte ho avuto la sensazione che l'autrice avesse adottato il metodo di Manzoni per I Promessi Sposi, ovvero scrivere di un'altra epoca per parlare del presente, perché La Pace tra gli Oppressi è un libro tremendamente, dannatamente attuale. Con gli occhi dei protagonisti e i loro ragionamenti, le ingiustizie che sono costretti a vivere Marcus e la sua famiglia, sembra quasi di guardare ancora la nostra società, e allora io mi chiedo: la storia va avanti? Questa sì, sicuramente. Chi non va avanti è la razza umana, perché per quanto ci illudiamo dell'abolizione della schiavitù, diritti dell'uomo a destra e a manca, da qualche parte c'è sempre qualcuno in catene. Purtroppo, tra le altre cose, è nella natura dell'uomo cercare di esercitare il suo dominio su chi è più debole, che sia di età, di status sociale più basso. Non dirò che magari un giorno tutti i popoli andranno d'accordo, mi piace pensare questo, ma siamo onesti, l'uomo non è creatura capace di ciò. 


Cosa mi è piaciuto di meno


Tutti dovrebbero sforzarsi di leggere questo libro per riflettere, ma purtroppo non penso che La Pace per gli Oppressi sia per tutti, e per tutti, io intendo la fetta più giovane della popolazione. Mi spiego meglio. Il primo ostacolo e che quindi potrebbe frenare un aspirante lettore è il genere storico. Vi posso assicurare che di storia, intesa proprio come fatti realmente accaduti e raccontati, c'è davvero poco. Secondo i diversi riferimenti ad autori e termini storici potrebbe mettere in crisi un po' una persona che con esattezza non sa chi siano questi autori e il loro pensiero, cosa hanno scritto e i temi da loro tratti nei loro romanzi. Ad esempio spesso Marcus ed Isabel, diventati adulti, affermano con assoluta convinzione di essere volteriani, dal filosofo Voltaire, o socialisti. Per chi non sa cosa voglia dire e cosa comporti affermare di essere socialisti o volteriani, è un po' complicato orientarsi trai diversi dialoghi. Avrei voluto che l'autrice dedicasse di più a questo punto, che spendesse qualcosa sul pensiero di questi autori o anche solo sull'organizzazione del Ku Kux Klan, un altro esempio dal libro.

Un'altra cosa che mi ha fatto un po' storcere il naso, sono i cambi frequenti del narratore della storia. Credo di non aver mai letto un libro dove siano presenti ben quattro voci narranti: in questo caso, abbiamo Marcus, Isabel, e un narratore esterno, ed in fine Judith, sorella di Marcus, che si alternano nel riferire al lettore gli avvenimenti. Ho trovato un po' confusionario capire chi stesse parlando.




In conclusione 

Il vero punto di forza di questo romanzo tra il genere storico e romantico, è la capacità di far pensare e far riflettere il lettore sul nostro mondo, la nostra storia e guardare al mondo di oggi, che, forse, da certi punti di vista non è poi così tanto diverso da quello del 1800. 








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